Tutto il male che ha fatto non si cancella

La morte deve stendere un velo pietoso e far cessare le ostilità ma non deve essere un pretesto per dimenticare troppo facilmente il proprio passato.

Noi non useremo le parole forti dei tanti detrattori di Giorgio Napolitano, scomparso da qualche giorno, pur comprendendo umanamente le ragioni di tanto odio, ma purtroppo lo riteniamo inutile.

Abbiamo attaccato Napolitano dal primo giorno in cui nel maggio 2010 abbiamo iniziato le nostre pubblicazioni fino all’ultimo giorno del suo secondo mandato al Quirinale e lo abbiamo fatto con tutte le nostre forze per tante ragioni.

La cosa più vergognosa che ha commesso ovviamente è stato il colpo di stato del 2012 con il quale, dopo mesi di logoramento, riusciva a costringere alle dimissioni un governo democraticamente eletto con una forte maggioranza ed (invece di restituire la parola al popolo sovrano) insediava al potere Mario Monti alla guida di quello che è stato forse il peggior governo italiano di sempre (un poco invidiabile record a cui si è avvicinato solo il governo Conte).

E’ stato un nemico del popolo italiano, un traditore della fiducia avuta dal Parlamento in occasione della sua elezione, definirlo imparziale ci sembra un grande eufemismo.

Ha avallato, con il governo Monti, le scelte più sciagurate che hanno fatto crescere a dismisura il sentimento dell’antipolitica, un contesto che ha favorito il risultato oltre ogni aspettativa del Movimento 5 Stelle nel 2013, un risultato che ha stravolto il sistema politico portando in Parlamento tanti “dilettanti allo sbaraglio” che hanno brillato per una o due legislature per la loro incredibile incapacità e tracotanza.

Avrebbe dovuto concedere le elezioni a Berlusconi già dopo il tradimento di Fini nel 2010: c’erano allora le condizioni per un rinnovamento all’interno del PDL e sarebbero entrate in Parlamento persone valide e capaci che avrebbero potuto dare un eccellente contributo al rilancio del Paese, e magari oggi ci sarebbe una classe dirigente nuova e all’altezza della situazione.

Ha invece preferito il governo Monti che ha ridotto alla povertà l’Italia, ha preferito di fatto impedire anche la vittoria del “suo” PD (Bersani avrebbe voluto le elezioni dopo le dimissioni di Berlusconi), ha preferito la rovina del suo Paese e del suo popolo, con una lenta agonia fino a gennaio 2013.

Facendo un passo indietro non è che fino ad allora fosse stato impeccabile: ricordiamo tutti la sua ipocrisia dopo l’inizio dell’inchiesta di Tangentopoli nel 1992, quando era presidente della Camera e giustamente un grande statista come Bettino Craxi sottolineò come fosse impossibile che lui non sapesse dei finanziamenti di Mosca al PCI e dei soldi provenienti anche dall’Italia.

Concludendo quindi non possiamo certo gioire della sua morte, perchè come spiegato all’inizio è inutile: tutto il male che ha fatto è incalcolabile, ne abbiamo pagato, ne stiamo pagando e ne pagheremo ancora le conseguenze per molto altro tempo: però, per rispetto della verità, non rinunciamo a dire, affinchè anche i posteri lo sappiano, chi era davvero e che cosa ha fatto.

Claudio Marini