“Stream of consciousness”, Virginia Woolf

« Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?» (Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, 1929) Adeline Virginia Woolf, nata Stephen (Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941), è stata una scrittrice, saggista e attivista britannica. Considerata come uno dei principali letterati del XX secolo, attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi.                                                            

La Woolf iniziò a scrivere professionalmente già dal 1905, inizialmente solo per il supplemento letterario della rivista Times, poi come autrice di romanzi. La Woolf ha pubblicato romanzi e saggi per un pubblico intellettuale, e sia da questi ultimi che dalla critica ottenne un immenso successo. Molto del suo lavoro fu auto-pubblicato attraverso la Hogarth Press, fondata da lei e dal marito Leonard. Già in vita fu salutata come una delle più grandi romanziere del XX secolo e uno dei principali modernisti. Fu considerata una profonda innovatrice dello stile e della lingua inglesi. Nella sua opera complessiva ha sperimentato la tecnica del flusso di coscienza ed ha dotato i suoi personaggi di uno straordinario potere psichico ed emotivo.

Il flusso di coscienza – “Stream of consciousness”  – consiste nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi e viene realizzato tramite il monologo interiore nei romanzi psicologici, ovvero in quei romanzi dove emerge in primo piano l’individuo, con i suoi conflitti interiori e, in generale, le sue emozioni e sentimenti, passioni e sensazioni.  Un romanzo che rispecchia questa tecnica è “ La signora Dalloway”,opera in gran parte autobiografica, pubblicata nel 1925. Un’esile trama: la giornata della signora Dalloway e di altri personaggi che, a turno, si trovano sia sullo sfondo che in primo piano. La storia inizia alle 10 del mattino di un mercoledì del giugno 1923, quando Clarissa Dalloway, una ricca signora quarantenne, si dirige a Bond Street per comprare dei fiori per la festa elegante che sta organizzando per la sera stessa. A passeggio per le strade di Londra, presa da ricordi della sua vecchia vita a Bourton, quando, in compagnia della vecchia zia e di tanti suoi amici, trascorreva le giornate in perfetta armonia.  Mentre entra in un negozio di fiori, una macchina passa rumorosamente per la strada di fronte al negozio. Incuriosita, Clarissa guarda verso la strada e vede Septimus, un veterano della prima guerra mondiale, e sua moglie Lucrezia mentre stanno camminando. Septimus soffre di disturbi mentali poiché durante la guerra vide il suo migliore amico Evans morire di fronte a lui. Per tale motivo è costretto dalla moglie a sedute con lo psicologo William Bradshaw. Clarissa torna a casa dopo aver comprato i fiori e riceve la visita inaspettata di Peter Walsh, suo corteggiatore a Bourton che aveva rifiutato per Richard Dalloway (più ricco e di buone maniere). Dopo tale visita, Peter si dirige verso Regent’s Park, dove vede Septimus e Lucrezia mentre vanno dallo psicologo William Bradshaw per una seduta di 45 minuti che condurrà Septimus ad essere rinchiuso in una clinica. Per tal motivo Septimus alle 6 di sera si getta dalla finestra di fronte agli occhi della moglie. Qualche ora dopo inizia il party di Clarissa. La famiglia dello psicologo William Bradshaw arriva in ritardo portando a Clarissa la notizia della morte di Septimus. Nonostante Clarissa non conoscesse Septimus, prova un forte senso di inquietudine, una forte connessione con il suicida.

La Woolf presenta tutta la sua società, quella borghese spicciola, la parte viscida di Londra, e quella nobile e reale a cui tende tutta la civiltà, i sobborghi poveri – quasi tralasciati, sullo sfondo – la gente infima, i colti, i belli e quelli brutti, orrendi e emarginati dalla società. In polemica con la narrativa di stampo ottocentesco, Virginia Woolf mira a creare l’effetto di simultaneità tra esperienze diverse, inaugurando quello che lei definì “un processo di penetrazione per cunicoli”, attraverso una narrazione che procede per improvvise associazioni di idee che si aprono nel pensiero  portando in superficie frammenti del passato.  

Chiara Iacovitti