
Mangiare non è solo una necessità fisiologica, ma anche una maniera di esprimere le proprie origini, la propria educazione, il proprio ceto sociale. Oggi tuttavia l’essere umano, così come sta mettendo a dura prova la stabilità della natura, sta anche causando mancanze di equilibrio nel suo stesso organismo. Il corpo umano ha, infatti, un’ottima predisposizione ad adattarsi a cibi differenti, ma questo adeguamento deve avverarsi con lentezza . Nella società attuale, invece, la pubblicità, il miglioramento dei trasporti, le migrazioni delle popolazioni, l’espansione degli esercizi commerciali, fanno con troppa rapidità scoprire, assaggiare ed utilizzare, cibi differenti da quelli usuali, alle volte provenienti da nazioni lontane. Si tratta spesso di alimenti che recano beneficio ai produttori più ai consumatori, in particolare se si parla delle così chiamate mode alimentari: alimenti o bibite diverse da quelli consumati di solito, che sono ogni giorno sponsorizzati dai mass media. Ormai più che di educazione alimentare si dovrebbe parlare più che altro di diseducazione alimentare. Sono i giovani i più colpiti da questo problema e perciò è opportuno far capire loro che mangiare in maniera sbagliata può causare malattie anche pesanti. Nell’Italia di cento anni fa il nutrimento quotidiano si basava innanzitutto su cereali non raffinati ( e quindi ricchi di fibre), ovvero: verdure, legumi, olio d’oliva e grassi animali, mentre più scarsi erano i consumi dei prodotti di derivazione animale, cioè carne, pesce, uova, latticini eccetera. Per esempio la carne era un lusso per pochi. Le persone più abbienti potevano mangiarla tutti i giorni ed era consuetudine che l’apparecchiassero a tavola la domenica, ma il resto della popolazione la mangiava poche volte nella propria vita. La scarsità era tale che anche la carne di animali morti per una malattia era con avidità ricercata e consumata. Anche il pane non era ogni giorno su ogni tavola italiano e quando era presente non si trattava per tutti della stessa qualità. Nel 1872 Agostino Bertani, medico e patriota segnalò perfino in Camera e Senato che in Italia esistevano due razze di essere umani, coloro che mangiavano il pane bianco e coloro che mangiavano il pane nero, e questa situazione si perpetuò fino a buona parte del novecento. Il pane mangiato dalle famiglie ricche aveva, infatti, una mollica di un bel colore bianco, effetto di un’attenta e precisa setacciatura del grano usato per la panificazione. Il pane consumato dal resto del popolo era invece perlopiù di colore grigio scuro, perché era fatto con farine diverse: più spesso di mais, ma anche di segale, di orzo, di legumi, di castagne, di patate di avena, e a volte, addirittura di ghiande! Il colore della mollica del pane era quindi un tratto distintivo del ceto sociale al quale apparteneva la persona che lo mangiava. Il grande progresso economico dell’Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale ha stravolto e rivisitato, migliorando e peggiorando, l’alimentazione abituale. Dagli inizi degli anni sessanta il nutrimento quotidiano del popolo italiano è proprio davvero cambiato: è fortemente cresciuto il consumo di carne, mentre sono diminuiti i consumi di pane, cereali, verdure e legumi. In confronto al passato, l’alimentazione odierna è molto più ricca di calorie, e ciò ha portato alla scomparsa di certe malattie come il rachitismo e la pellagra che hanno colpito milioni di italiani fino a circa 50 anni fa. L’alimentazione di oggi però è spesso ricca di grassi e sale, ma è povera di fibre perché ai cereali non raffinati si preferiscono le farine raffinate, dal colore bianchissimo ma prive di crusca. Questa situazione, unita alla diminuzione del consumo dei legumi, anche essi ricchi di fibre, ha avuto come effetto una riduzione nell’apporto dell’organismo delle fibre indigeribili, che ricoprono una posizione importantissima nel controllo della digestione e quindi svolgono anche una funzione sia precauzionale che curativa verso quel tipo di malattie che vanno dalla stitichezza all’obesità, dal diabete all’iperlipidemie ( eccesso di grasso nel sangue) dall’aterosclerosi alle malattie cardiocircolatorie soprattutto l’infarto e le emorragie celebrali, ovvero l’ictus. Sicuramente sono da condannare due cattive abitudini. Una è mangiare con troppa fretta, che imitiamo dagli Stati Uniti da dove arriva il modello del Fast Food ( tradotto letteralmente cibo veloce). L’altra è tentare di fare, senza aver interrogato un medico, delle diete snellenti trovate su un giornale, o peggio, suggerite da un conoscente. Questa forma di diete, spesso creano i presupposti per due malattie in forte espansione tra i giovani: l’anoressia e la bulimia. Precisando questo, non si intende suggerire di tornare all’alimentazione di un secolo fa, che era spesso troppo povera di sostanze nutritive, ma di imparare a nutrirsi con metodo. Il professor Girolamo Sirchia sosteneva che ci sono alcune cose da osservare e controllare per mantenersi in forma con una corretta alimentazione. Innanzitutto, è necessario limitare il consumo quotidiano di grassi e di cibi ricchi degli stessi, dando la preferenza all’olio d’oliva e ad altri oli vegetali. E’ opportuno scegliere di consumare cibi ricchi di amido, quali pane, pasta, riso, cibi contenenti fibra e cibi che contengono varie sostanze attive come frutta, ortaggi, legumi e cereali integrali, che ci proteggono dai tumori e dalle malattie cardiovascolari. Bisogna tenere sotto controllo la quantità di dolci che ingeriamo, per evitare carie ai denti. L’assunzione di sale va limitata, sia che lo si utilizzi come condimento sia mangiando alimenti che ne sono ricchi. In particolare per i bambini e per gli anziani è necessario bere tanta acqua, anche mangiando la frutta e la verdura che la contengono in grandi quantità. Per quanto riguarda il consumo dell’alcool, che si potrebbe anche tranquillamente evitare, è preferibile che venga assunto sottoforma di birra e di vino durante i pasti piuttosto che sottoforma di cocktail o di altre bevande molto più pesanti. Sarebbe ottimo variare e alternare il tipo di pietanze per garantire all’alimentazione la presenza di tutte le sostanze nutritive necessarie e anche una maggiore sicurezza nei confronti di sostanze potenzialmente nocive. Variare non è solo possibile, scegliendo senza immotivate esclusioni, ma è anche facile e piacevole quando si prediligono tutti gli alimenti della nostra ottima dieta mediterranea e in particolare i sapori e le tradizioni della cucina regionale e territoriale. E’ una buona consuetudine fare una buona colazione al mattino, che molto spesso saltiamo, presi dalla corsa mattutina. Una buona e abbondante colazione aiuta invece ad affrontare meglio la giornata. Una corretta e consapevole alimentazione è importante, perché, come diceva il filosofo tedesco Feuerbach “noi siamo quello che mangiamo”.
Veronica Di Norcia