Noi italiani neri, storie di ordinario razzismo

La terza opera di Pap Khouma, Noi italiani neri, storie di ordinario razzismo, edito nel 2010 da Baldini Castoldi Dalai, si apre con un interrogativo, ponendo l’attenzione immediatamente sulla reale portata delle discriminazioni razziali e degli atti razzisti ai danni degli immigrati o dei figli di questi che vivono in Italia.

Esiste un problema di razzismo nella nostra società o sono solo casi isolati? Il mio, rientra in uno di questi casi isolati? Sono cittadino italiano di pelle nera. Sarò sempre considerato italiano di serie B, o neppure cittadino ma sempre o solo un ospite?

Il razzismo che viene analizzato in questo testo, riguarda i casi di aggressione e di discriminazione ai danni di cittadini italiani di origine africana, considerati diversi e intrusi agli occhi degli aggressioni per il colore della pelle che evidentemente si mostra differente, in questo testo Khouma sottolinea l’unicità della razza citando le prove date dalla genetica del XXI secolo, come a voler ribadire la totale estraneità del colore dalla qualificazione di un essere umano. Partendo dalla sua esperienza personale nascosta sotto lo pseudonimo di Paolo Diop Ravenna, per sottolineare la generalità della questione, l’autore afferma che:

Potremmo chiamarci in altri mille modi ed essere protagonisti di mille storie […] storie come tante che sono accadute in Europa o in Africa. Quello che importa è che nella vita di tutti i giorni esistono tanti veri Paolo Diop Ravenna, con un padre bianco e una madre nera. Sono i nuovi cittadini italiani. Definiti erroneamente immigrati di seconda generazione, soprattutto quando la loro pelle non è bianca […] Sono semplicemente persone nate e cresciute qui da genitori stranieri […] si identificano con i ragazzi della loro generazione.

I casi di razzismo raccontati in questo libro sono rivolti ai danni dei figli degli immigrati, ovvero le seconde generazioni che di fatto dovrebbero essere riconosciute come italiani ma che per questioni legislative devono affrontare una serie di procedure faticose e molto spesso insormontabili. Ma Pap Khouma vuole distaccarsi dalla questione che riguarda la legge italiana e vuole invece soffermarsi sulle motivazioni sociali che inducono agli atti discriminatori. L’autore  si considera e considera molti altri come lui, cittadino italiano a pieno titolo, perché essendosi creato una vita professionale, sociale e comunitaria in Italia, identifica a pieno un italiano, e considera ancora di più cittadini italiani i figli degli stranieri perché essendo nati e cresciuti in un dato posto possiedono a pieno la cultura dove sono nati, e non è di certo il colore della pelle che può distinguerli da quelli invece che vengono considerati tali solo perché lo sono da molte più generazioni e hanno la pelle bianca. Nell’opera vi è anche una forte recriminatoria verso i messi di comunicazione, che molto spesso producono un immaginario sbagliato dell’immigrato che costantemente subisce una e vera propria gogna mediatica.

È un opera per riflettere sulla condizione attuale degli stranieri in Italia sempre più boicottati e ghettizzati, un testo per capire quali umiliazioni subiscono gli immigrati o semplicemente chi è italiano ma ha il colore della pelle differente. Ma l’opera si conclude con una speranza.

Michela Bambini