Nel centrodestra che va verso la vittoria Berlusconi lancia la Meloni premier. Sempre più errori di Letta e del PD

E’ cominciata la campagna elettorale di fine estate che il prossimo 25 settembre consegnerà all’Italia un nuovo parlamento e, si spera, il primo governo espressione della volontà popolare dopo oltre 10 anni.

Nel centrodestra le tensioni di qualche mese fa sono state appianate e prova ne è stata anche la scelta migliore fatta in Sicilia (dove si vota in concomitanza anche per le regionali) con Schifani candidato presidente dopo le dimissioni di Musumeci (comunque premiato con una candidatura alle politiche).

Il nodo che sembrava più spinoso era relativo alla designazione del premier in caso di vittoria, cioè se dovesse essere rispettato il criterio del partito più votato o se dovessero essere tenuti in considerazione altri fattori. A risolvere il problema è stato ancora una volta Silvio Berlusconi che ha dichiarato come Giorgia Meloni abbia tutte le carte in regola per essere un ottimo premier: e certamente se il partito di cui è leader, come sembra, sarà il primo partito della coalizione e del paese non si capiva davvero perchè non potesse essere lei.

E’ giusto che la volontà degli italiani sia rispettata e che quindi sia la Meloni a guidare il prossimo esecutivo: ovviamente dovrà fare scelte importanti sulla sua squadra di governo, rispettando anche le altre forze della coalizione e riuscendo dove i precedenti governi di centrodestra non erano riusciti, cioè il presidenzialismo e la giustizia.

Su Berlusconi ormai non c’è più nulla da aggiungere: i sondaggi che danno Forza Italia in costante ascesa dimostrano che il partito è lui e che gli abbandoni recenti possono solo essere positivi per gli azzurri. E’ di fatto il padre nobile del centrodestra, colui che lo ha costruito e che quindi ora a buon diritto è l’unico a poter avere questo ruolo: giusto che sia lui il candidato alla Presidenza del Senato, al quale gli elettori lo avevano mandato nel 2013 e che soltanto gli elettori hanno diritto a non mandarlo.

Il Pd ed il suo segretario Enrico Letta continuano a fare un errore dopo l’altro: non bastava aver candidato giovani senza nessuna esperienza politica solo a scopo demagogico ma ultimo in ordine di tempo è stata la sua reazione alla vicenda di Frosinone. Siamo garantisti sempre (e non secondo la convenienza del momento come i 5Stelle) e pertanto Letta ha sbagliato a dire che le dimissioni di Ruberti e la rinuncia alla candidatura di De Angelis erano giuste e doverose: non erano nè l’una nè a maggior ragione l’altra e questo purtroppo conferma ancora la sudditanza del PD al giustizialismo ed alla cultura del sospetto. Forse quelle di Ruberti erano opportune ma noi riteniamo che De Angelis non avrebbe dovuto rinunciare alla candidatura perchè chiunque dovrebbe avere il diritto di candidarsi a prescindere da carichi pendenti o sospetti e se qualcuno doveva negargli l’ingresso a Montecitorio dovevano essere gli elettori e non qualche suo falso amico che prima ha ripreso la scena e poi con precisione svizzera lo ha divulgato a poche ore dalla chiusura della lista.