
“Quel modello non sarà mai venduto”. Queste le parole famose pronunciate dal consiglio di amministrazione dell’azienda Clarks, nel lontano 1949, di fronte al modello proposto da un timido ma caparbio Nathan Clark, erede dell’impero di calzature casual tra i più proficui del mondo.
Quando Nathan Clark presentò la Desert Boot (stivaletto del deserto), nel 1950, non stava cercando di creare una leggenda o di iniziare una rivoluzione; aveva semplicemente progettato un comodo stivaletto basato su quelli che i suoi colleghi dell’Esercito indossavano mentre erano in partenza per la Birmania. Questi ultimi si erano, infatti, procurati un tipo di calzatura in camoscio molto comoda fabbricata per loro nei bazaar del Cairo.
Il no dell’azienda non aveva scoraggiato Nathan che, rientrato in patria dopo la guerra, realizzò un prototipo per conto suo e lo presentò alla Chicago Shoe Fair: era al posto giusto nel momento giusto.
Un critico di moda dell’Esquire ne fu subito entusiasta e lanciò il nuovo modello come una delle più geniali soluzioni viste alla fiera. Così entrò sul mercato non solo una scarpa, ma una leggenda.
Da allora è storia: rivali in Gran Bretagna, alla fine degli anni Sessanta, degli stivaletti alla Beatles, le scarpe del deserto divennero semplicemente le Clarks, indossate da outsider che facevano tendenza come Bob Dylan e Steve McQueen.
I Desert Boots Clarks sono le “polacchine” vere, intramontabili, nonché le scarpe simbolo del marchio; le caratteristiche sono una pelle conciata in modo da renderla morbida come il velluto, lacci ricavati dalla stessa pelle e il caucciù birmano come suola. Ne sono state create di svariati colori e fantasie, dai toni più classici ai più moderni per accontentare tutti i tipi di clientela, giovanissima, giovane e meno giovane.
Alla fine degli anni ’60 furono le scarpe preferite degli studenti universitari che, con quelle scarpe e con l’eskimo, camminavano nei cortei cittadini, manifestavano nelle università.
I “regolari” le sceglievano di camoscio chiaro o marrone; i “dropouts” e i fuori dal coro blu, come Tiziano Sclavi, inventore di Dylan Dog, che le portava con le stringhe rosse.
Radicale nell’animo, Nathan Clark andò al settimo cielo quando vide in tv le scene del Maggio Francese con le sue scarpe ai piedi dei manifestanti sulle barricate parigine del Sessantotto.
Clark è morto a New York nel 2009; negli ultimi tempi si aggirava appoggiandosi a due ornati bastoni indossando, a un piede, una Desert Boot, all’altro un Chupplee, il sandalo ispirato alle calzature dei Pashtun da lui introdotto, anche quello, nell’universo Clarks.
Sara Mazzotta