Moda&Costume. I Leggings, da biancheria intima a mise alternativa al pantalone 

In origine erano calzemaglie, poi fuseaux, pantacollant e oggi leggings.

Tracciare una storia di questo semplice e sensuale capo di abbigliamento è interessante se pensiamo al fatto che nel Medievo non era di esclusivo utilizzo femminile, anzi, nasceva come vero e proprio indumento maschile.

In alcuni dipinti che risalgono al IV secolo si può risalire alla presenza di queste vesti, definite brache, e portate sotto tuniche o sottotuniche insieme ad apposite cinture che giunsero a Roma tramite i Barbari: abbiamo testimonianza di questo grazie a rappresentazioni pittoriche pervenute fino a noi.

A partire dal XIII gli uomini cominciano a non portare più le tuniche e così cambia anche il loro modo di vestirsi: i calzoni devono essere più aderenti alla gamba e coprenti, per questo si passa dalle brache alle calze di lino o calze-brache. Esse erano una vera e propria calzamaglia che andava indossata per coprire l’intera parte inferiore del corpo e i tessuti con cui venivano realizzate erano diversi: lana, lino, seta o pelle.

Nel ‘300 questo tipo di abbigliamento era privilegiato in particolare dai nobili e proprio per la sua caratteristica di essere completamente aderente al corpo serviva a sottolineare l’importanza in società di chi lo indossava.

Con la fine del XVI secolo, però, comincia a prevalere una vera e propria differenziazione tra calzoni e calzamaglia: questo accade perché l’utilizzo dei pantaloni è ormai sempre più diffuso e così non si sente più la necessità di indossare delle calzamaglia.

Tornano poi a essere presenti negli armadi brache e calzamaglie nel XVIII-XIX secolo, ma con una funzione ben precisa: si sceglie di portare le brache solo nelle occasioni ufficiali, sono bianche e di raso, un colore e un tessuto che non mancano di risaltare quando vengono portate, arrivano fin sotto il ginocchio e scendono strette lungo il corpo. La differenza rispetto ai pantaloni, che vengono indossati invece durante la vita di tutti i giorni, è così evidente.

Fino a questo momento l’utilizzo dei pantaloni era esclusivamente una prerogativa maschile e quindi le donne, proprio per il loro ruolo considerato inferiore nella società, non li potevano indossare.

E’ negli anni ’50 e ’60 del ‘900, però, che la grande Coco Chanel attua un deciso cambiamento di rotta introducendo i pantaloni anche nel vestiario femminile. Sempre in questo periodo lo stilista Emilio Pucci realizza i pantaloni ispirati allo stile dei pescatori, che terminano appena sotto il ginocchio, il cui successo continua ancora oggi essendo di moda anche ai giorni nostri.

Con il passare degli anni la moda subisce anche l’influenza degli avvenimenti politici del tempo: negli anni ’70, periodo in cui le donne attraverso il movimento femminista vogliono rendersi maggiormente indipendenti, gli indumenti scelti sono ispirati nello stile a quelli degli uomini, mentre nel decennio successivo, periodo in cui la parola d’ordine è esibirsi e mettersi in mostra, le donne prediligono un look decisamente più femminile.

Ed è proprio negli anni ’80 che questi sono considerati, in sostanza, un derivato dalla calza maglia usata per la danza, facendo riferimento a un cult movie del 1983, Flashdance, in cui la protagonista li usava con gli scaldamuscoli, e poi l’anno seguente Madonna, icona indiscussa già ai suoi esordi, che li ha utilizzati coloratissimi in lycra, come nel video di “Like a Virgin” o nel film “Who’s that girl”, sempre negli anni ’80, e ha presentato i leggings in società come un’ alternativa comoda e sexy del guardaroba femminile utilizzata tutt’ora.

Sara Mazzotta