Moda&Costume. Gli Hippies degli anni ’70 non tramontano mai

“Mettete dei fiori nei vostri cannoni’.

Questo il motto antiguerra recitato dai primi movimenti hippie nati sulla West Cost americana. Ma i fiori, bisogna aggiungere, ‘disegnateli anche sui vostri vestiti’, volendo indagare le ripercussioni della filosofia hippie sulla moda degli anni ’70.

E’ proprio in quel frangente, infatti, che la protesta ideologica esplosa nel decennio precedente trova maggiore espressione in un codice di comportamento e di conseguenza di abbigliamento.

Il movimento hippie nasce a San Francisco nella seconda metà degli anni ‘60 e coinvolge la società nel suo complesso, estendendosi al mondo della moda, della cultura, della musica e dell’arte. Con il passare del tempo il movimento si politicizza: negli Stati Uniti si lega alla contestazione contro la guerra in Vietnam, mentre in Francia anima i moti studenteschi.

I giovani di quegli anni, conformandosi in uno stile alternativo alla moda elitaria, avevano caratteristiche estetiche in comune: indossavano magliette corte, gilet a fiori, camicie annodate sopra l’ombelico e pantaloni a zampa d’elefante. Si ha una sorta di dissacrazione del guardaroba, un non-vestire che inevitabilmente si riflette sulla moda.

I capelli, che a quel tempo sembravano scandalosi quando coprivano le orecchie e la fronte, diventarono sempre più lunghi. Ai primi stivaletti, maglia a righe e pantaloni attillati di derivazione dall’abbigliamento per il tempo libero americano, subentrò la più sfrenata libertà di accostamenti di colori, materiali e stili.

Era dal Settecento che l’uomo non presentava più un’immagine di sé altrettanto vistosa e sessualmente provocatoria, in quanto arrivò quasi a mettere in ombra l’immagine della donna che, per tenere il passo, dovette giocare le stesse carte: trucco molto marcato, capelli lunghi e cotonati, pantaloni attillati, golf e magliette aderentissime, stivali sopra il ginocchio, calze a rete e in fine la rivoluzionaria minigonna, portata sulle scene da Mary Quant, tagliata appena al di sotto dell’inguine.

La moda si concentrò principalmente sui giovani e Londra era la città che maggiormente interpretava questa richiesta giovanile.

I motivi fantasia che si ritrovarono sui mini-abiti, furono dati dall’influenza della pop-art, e furono utilizzati anche nuovi materiali come il vinile lucente, con effetto bagnato e tessuti acrilici e poliesteri di facile manutenzione. Il colore tornò finalmente ad esplodere. Il prêt-à-porter godette del suo momento più esilarante, mentre andarono sempre più scomparendo le sartorie vecchio stile e i capi estremamente costosi, furono anni in cui ci si aprì al pluralismo degli stili e all’espressione della propria personalità. Così accadde anche nella moda, che non venne più dalle alte sartorie, ma dalla strada!

L’etnico dominò su tutto: gli hippies furono i primi ad indossare bandane, giacche di camoscio e collane di perline, inducendo e sostenendo sempre di più il rifiuto del consumismo. Fu così che il glamour si affiancò all’etnico e nacque la moda Vintage, l’idea di rendersi casual mixando diversi stili utilizzando, soprattutto, tessuti in pelle, gli stessi che, quando entriamo oggi in un mercatino, inebriano i nostri sensi con il loro odore di usato e di passato.

Sara Mazzotta