« “…tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale…” . »
In queste poche righe è facile capire quale passione politica e pietà umana costellasse l’intera vita di Ken Saro-Wiwa, scrittore, poeta, attivista e produttore televisivo nigeriano. Fin dagli anni ottanta infatti, Saro-Wiwa si fece portavoce delle rivendicazioni delle popolazioni degli Ogoni nei confronti delle multinazionali responsabili delle continue perdite di petrolio che danneggiavano le colture di sussistenza e l’ecosistema della zona. Nel 1990 fondò insieme ad altri il Movement for the Survival of the Ogoni People, grazie al quale riuscì ad ottenere visibilità internazionale. Proprio questo è il motivo per cui venne dapprima accusato e poi giustiziato il 10 novembre del 1995, assieme ad altri otto attivisti. Questo testo, dal quale emergono forti le idee di pace e di libertà, è l’autobiografia politica dell’ultimo mese di vita.
Michela Bambini