Il grande statista Bettino Craxi nel ricordo della figlia Stefania e di Silvio Berlusconi

23 anni sono passati da quando Bettino Craxi, uno dei maggiori statisti a livello mondiale, ci ha lasciati, in quella Hammamet che era diventata la sua seconda patria dopo che un complotto giudiziario persecutorio fatto di calunnie e ricostruzioni assurde (con annessa diffamazione mediatica) lo aveva costretto all’esilio in terra tunisina: una vergogna per l’Italia che mai potrà essere cancellata.

Nell’anniversario della sua scomparsa in tanti hanno voluto ricordare l’ex leader ma abbiamo voluto scegliere tra i tanti i messaggi della figlia Stefania e del suo amico Silvio Berlusconi.

Stefania, oggi esponente del governo Meloni, scrive in un post: ” Caro Bettino, ci risiamo. A distanza di ventitré anni sono ancora qua, ad Hammamet, in quella terra tunisina che ti ha accolto e amato, per abbracciarti e ricordarti, come uomo di Stato, come politico, come padre. È un ordine non casuale, che mi hai insegnato fin da piccola, avendo il privilegio di respirare al tuo fianco il fiato lungo della Storia. Anche quest’anno, nonostante il trascorrere del tempo e i travagli che agitano le nostre vite, saremo in tanti a stringerci a te. Non siamo più soli come in quel pomeriggio del 19 gennaio 2000 e come tante volte è successo lungo un esilio doloroso – altro che dorato – durante il quale hai lottato contro menzogne e falsità, opponendoti con la forza della ragione, con il coraggio della verità, ad una campagna d’odio violenta, infamante, che ha travolto la tua vita e l’Italia, ai cui destini non hai mai smesso di pensare anche nei momenti più difficili. E così, non scema il tuo ricordo. Anzi. Non solo non si affievolisce l’affetto di tanti amici e compagni, ma cresce il numero di coloro, soprattutto tra le giovani generazioni, che guardano a te con ammirazione, come un grande italiano che, in decenni non semplici dell’epopea repubblicana, ha saputo dare speranza e lustro al nostro Paese, difenderne come pochi gli interessi e promuoverne le legittime ambizioni sullo scenario internazionale. Oggi che i venti di guerra sono tornati a soffiare sull’Europa, che il mondo conosce una nuova, a tratti inedita e inquietante fase di disordine, la tua lezione è ancora una volta più che mai attuale. Sei stato un uomo di pace, che ha lavorato per la pace e si è speso per la pace. Difendere la libertà dei popoli, il loro diritto ad autodeterminarsi, dare voce a quanti lottano per la libertà, rispettare le leggi del diritto, è, insieme alla lotta contro i regimi di ogni colore, in ogni parte del mondo, la cifra caratterizzante della tua esperienza, un lascito per le nostre democrazie, per l’Europa e per l’Occidente tutto, che hanno bisogno più che mai di ritrovare una comune ragione d’essere per fare fronte alle sfide di un’epoca travagliata. È questa la ragione del tuo essere continuamente contemporaneo, una caratteristica propria dei “Grandi”. Il tuo guardare al mondo, il tuo leggere con anticipo i fenomeni globali che ci avrebbero investito, fa sì che la tua voce attraversi incurante i decenni e giunga a noi intatta, come monito per il futuro. Molto è cambiato, da quel 19 gennaio. Personalmente, è una data spartiacque della mia vita, la ragione, insieme al bene supremo del nostro Paese, del mio impegno pubblico. Vorrei pertanto sapessi che ho tenuto salda la bussola, ho fatto in modo che il “Caso C.”, un caso politico e non familiare, non venisse archiviato. Una paura vana: da subito intuisti come la tua vicenda, che trascendeva fatti e destini personali, avrebbe pesato a lungo sulla vita del Paese. Così è stato, e così continua ad essere. Ma ricordo bene il tuo assillo. Dicevi: «Fin quando sono vivo mi difendo da solo, ma poi chi mi difenderà?». Ecco, ho provato lungo il corso di questi anni, non senza difficoltà ma con forza e determinazione, a portare avanti quella che chiamavi «l’operazione verità», a fare in modo che i tuoi avversari, che non avresti mai chiamato nemici, non vincessero anche la battaglia della storia. Insistevi affinché fosse scritta bene, la storia, «in tutti i suoi capitoli, con tutti i suoi falsi eroi». Ebbene, benché il traguardo non sia stato ancora definitivamente tagliato, voglio che tu sappia che siamo molto vicini, che non desisto, che non mi arrendo. Molto, se non tutto, è cambiato. E cambierà ancora. Perché la verità, la giustizia, hanno sì i loro tempi, ma anche una loro forza inarrestabile. Spero che questo, ovunque tu sia, possa regalare un po’ di pace al tuo animo inquieto. Ciao, Papà.”

L’ex premier Silvio Berlusconi dal canto suo sottolinea: ” Nell’anniversario della scomparsa del mio amico Bettino Craxi, voglio ancora una volta unirmi con profonda commozione al ricordo dei familiari, degli amici, dei compagni di lotte politiche, di quanti lo conobbero e poterono apprezzarne le grandi qualità intellettuali, politiche ed umane. A 23 anni dalla scomparsa del leader dei Socialisti italiani, la figura di Bettino Craxi non perde di attualità e al tempo stesso si delinea con sempre maggiore chiarezza il suo profilo di grande protagonista della storia del nostro Paese. Il dramma degli ultimi anni della sua vita, gli anni dell’esilio, va ricordato come monito sugli effetti perversi dell’uso politico della giustizia. Ma la statura di Bettino Craxi non è solo quella di una vittima. È anche e prima di tutto quella di uno statista che ha cambiato la storia del nostro Paese e ha anticipato processi storici tuttora in corso. Sottraendo il socialismo italiano al disegno egemone del PCI, ancora legato all’Unione Sovietica, ha fatto nascere un’area riformista di sicuro profilo democratico e occidentale, che nel nostro Paese era sempre stata molto debole. Rompendo l’innaturale alleanza consociativa del “compromesso storico” ha salvaguardato e rafforzato la democrazia nel nostro Paese. Ponendo per primo l’esigenza di profonde riforme istituzionali ha colto prima degli altri i segnali di crisi di un sistema istituzionale bloccato che stava perdendo non solo di efficienza ma anche di rappresentatività dell’opinione pubblica. Sono stato molto amico di Bettino Craxi e ho sempre rivendicato quest’amicizia, anche negli anni del linciaggio mediatico nei suoi confronti. Ho condiviso con lui la necessità di un cambiamento, di una modernizzazione del nostro Paese che in quella stagione Bettino Craxi ha saputo incarnare con più forza di ogni altra leader politico. Non sempre ne ho condiviso tutte le scelte politiche, ma ho sempre riconosciuto in ogni suo atto, persino nei suoi errori, il respiro dello statista. Ho fondato Forza Italia nel 1994 proprio per dare una cittadinanza ai valori del riformismo socialista, come a quelli del liberalismo storico e del cattolicesimo democratico, nella convinzione che l’inchiesta Mani Pulite rischiasse di spazzare via, insieme con antiche ed illustri forze politiche, anche la rappresentanza delle idee migliori della storia del nostro paese, quello sulle quali si è ricostruita la nazione dopo la catastrofe della Seconda Guerra mondiale. Soprattutto, nella convinzione che fosse in pericolo la libertà come principio fondante delle istituzioni democratiche. Quella libertà che per Bettino equivaleva alla sua stessa vita, come è scritto sulla sua tomba nel piccolo, suggestivo cimitero cristiano sotto le mura di Hammamet. Ed è proprio pensando a quella bellissima frase, “la mia libertà equivale alla mia vita” che va il mio pensiero commosso nel ricordare il mio amico Bettino. Il suo esempio di uomo libero, di statista innamorato del suo paese, per me e per noi rimarrà un modello di costante ispirazione.”

Claudio Marini