Fini ed il suo vero errore non confessato

Ho avuto occasione di conoscere Gianfranco Fini nel lontano 1991: era l’inaugurazione della Federazione del MSI intitolata a Rodolfo Graziani e su invito del sen. Romano Misserville andai all’evento. Al termine, mentre tutti scendevano dalle scale, io presi l’ascensore insieme ai 2 esponenti missini. Fu l’occasione per chiedere a Fini se non considerasse maturi i tempi per un dialogo con la DC per costruire un fronte contro le sinistre: la sua risposta fu sorprendente in senso positivo (mi disse testualmente “sono pronto ad incontrare Forlani anche domani se da parte loro c’è la volontà di dialogare”) e mi fece capire che colui che veniva considerato solo come il delfino di Giorgio Almirante aveva lungimiranza e capacità di guardare al futuro anzichè al passato. Prova ne fu qualche anno dopo la svolta di Fiuggi con la quale nasceva ufficialmente Alleanza Nazionale e la destra di governo riceveva legittimazioni bipartisan.

Nel corso degli anni ho sempre avuto stima nei confronti di Fini, nonostante gli innegabili errori commessi durante l’ultimo periodo della sua carriera politica.

E proprio a proposito di questo ho ascoltato con curiosità il suo intervento al programma di Lucia Annunziata, nel quale Fini ha dichiarato che il suo più grande errore è stato quello di sciogliere Alleanza Nazionale nel PDL (oltre ad aver sottovalutato Fratelli d’Italia quando è stato costituito): tralasciando la confluenza nel PDL mi corre l’obbligo di sottolineare che (ammesso che questo sia stato un errore) non è certo l’errore più grave da lui commesso.

A Fini è mancato il coraggio di confessare il suo vero unico grande errore, cioè quello di essersi prestato per ambizione di potere alla congiura di un individuo come napolitano (la lettera minuscola non è un errore di battitura) e di aver contribuito alla spaccatura prima ed alla fine poi della maggioranza di centrodestra uscita vincitrice nelle elezioni del 2008: gli sarebbe bastato avere un pò di pazienza e lavorare bene con Berlusconi, per poi rivincere nel 2013 e mandare Berlusconi al Quirinale ereditando la guida del centrodestra e del governo.

Ci saremmo risparmiati sciagure come il governo Monti e forse anche quelli di Conte (una delle pagine più buie della nostra storia recente): solo a pensare agli ultimi 10 anni è possibile farci un’idea dei danni che abbiamo avuto dopo la caduta del governo Berlusconi nel novembre del 2011, con oltre 10 anni di governi non espressione della volontà popolare.

Fini avrebbe dovuto chiedere scusa per questo non tanto a Berlusconi (che nel 2008 a dispetto della vittoria di errori ne aveva commessi pure tanti, come mettere in lista ciò che la sua ex moglie Veronica Lario definiva “ciarpame senza pudore” riferendosi a sue amanti o sorelle di sue amanti) ma soprattutto al suo popolo che, con sfumature diverse, ancora oggi lo considera “il traditore” per antonomasia: l’ex leader di AN dovrebbe riflettere sul fatto che se quando, in occasione dei funerali di Pino Rauti, cercò una sorta di perdono dal suo popolo fu fischiato e rischiò un’aggressione c’è un motivo.

Certamente è grave il suo errore non ancora confessato ma Fini non merita questo trattamento dalla sua comunità, non merita di essere cancellato dalla storia della destra e bollato come un traditore, perchè il suo errore non cancella anni di battaglie e sacrifici per far arrivare la destra al governo per la prima volta nel 1994: non dimentichiamo inoltre che alle amministrative del 1993, soprattutto nel centrosud, il MSI riportò risultati simili a quelli di Fratelli d’Italia oggi, ed il merito era certamente soprattutto di Gianfranco Fini (sfiorò la vittoria a Roma contro Rutelli nel 1993 quando all’inizio nessuno scommetteva su di lui).

Però prima che il popolo della destra possa superare il suo “tradimento” (o quantomeno ciò che la comunità della destra considera tale) occorre che con coraggio Fini riconosca il suo vero grande errore e chieda scusa per essersi fatto strumentalizzare ed usare da quell’individuo di napolitano (come ha raccontato Amedeo Laboccetta): dopo che lo avrà fatto la destra potrà smettere di considerarlo solo un traditore ma potrà e dovrà a tutti gli effetti considerarlo come uno dei suoi grandi esponenti (pur con gli errori commessi) e ridargli diritto di cittadinanza.

Forse proprio Giorgia Meloni potrebbe tendergli una mano ma spetterà a Fini non sprecare altre occasioni e farsi coraggio ammettendo le proprie responsabilità e soprattutto quelle di napolitano: su di lui si espresse in modo molto giusto l’attuale Presidente del Senato Ignazio La Russa durante un intervento televisivo, nel quale sottolineò che pur avendo fatto grandi errori Fini restava un amico ed un grande protagonista della destra, e che se avesse criticato Berlusconi da posizioni di destra ( anzichè inseguire i radical-chic) per recuperare l’identità di Alleanza Nazionale lo avrebbe seguito fuori dal PDL.

Concludendo come ha detto lo stesso Fini si può lavorare bene anche non avendo cariche ma forse è il momento che la destra recuperi colui che a buon diritto, dopo aver riconosciuto il suo vero grande errore, potrà essere uno dei suoi padri nobili.

Claudio Marini