Donne fra mito e realtà: Didone

Cinque donne, cinque eroine, cinque figure mitologiche, attuali nelle loro
vesti di donne, madri e mogli, anche se lontane nella storia.
Un amore che va oltre ogni immaginario, forti e tenere allo stesso tempo e
pronte a perdere tutto per i propri uomini compresa la dignità.

La prima di loro è Didone regina fenicia fondatrice di Cartagine. La bella
regina dopo un passato turbolento e pieno di dolore, ha lasciato alle spalle un
fratello usurpatore e un marito defunto, decide di riedificare la sua città, in
Africa, ma la sua tranquillità viene un bel giorno spezzata dall’arrivo di un
profugo, Enea, che con i suoi racconti, le sue gesta da eroe, la fa innamorare
perdutamente di lui. I due per un breve periodo vivranno una storia d’amore
ricca di sentimento e passione, ma improvvisamente la magia si spezza, Enea
deve ripartire, deve seguire quello che il Fato vuole per lui, deve tornare in
Italia e fondare Roma, al quel punto Didone in preda alla follia amorosa, prega
il suo uomo di rimanere, ma lui non può, non vuole, e il giorno dopo parte.
Didone che lasciò tutto,che non ebbe più cura del suo paese e del destino
del suo regno, era pronta a offrire al valoroso eroe tutto quello che aveva,
amore e fortuna, si sentì abbandonata, ed è qui che nasce il famoso passo dell’
Eneide, nel libro IV, lei presa dal furore, è delusa e arrabbiata con l’uomo
che l’ha abbandonata. Non sopporta che l’amato se ne vada, e dopo un commovente
e lungo dialogo con la sorella Anna, decide di uccidersi, con gli stessi
oggetti che Enea aveva lasciato e che simboleggiavano il loro amore ormai
finito.
Nelle interpretazioni tradizionali dell’Eneide, Didone appare come una vittima
del destino, ignara del disegno provvidenziale che gli dei hanno deciso per
Enea e quindi di conseguenza anche per lei, ma se si osserva più da vicino,
Didone è il simbolo delle ferite che non si rimarginano, ma che decide, anche
se in un atto estremo, la fine della sua storia, infatti, niente e nessuno da
presagio della tragedia, è lei che in un ultimo gesto consegna alla storia e al
mito la sua figura di donna-coraggio, che ama perdutamente e, perdutamente, si
distrugge.
Una donna forte ma che nel momento in cui dovrebbe esserlo di più non lo è, e
cede all’irrazionalità dei sentimenti.
Nel XXI secolo non siamo abituati, a questi comportamenti, oggi se una storia
finisce, la donna è abituata a trovare un nuovo compagno, questo è bene sotto
molti aspetti, ma se analizziamo la cosa più da vicino, vedremo come queste
donne hanno dato ai loro uomini tutto senza mai pretendere nulla. Oggi giorno
con la continua esposizione di donne giocattolo, tutte noi ci sentiamo
frustrate e in obbligo di sentirci migliori dei nostri compagni, creando così
disarmonie e conflitti inutili.
Questo discorso appare sessista, ma non lo è, quello che vorrei dire è che
stiamo diventando troppo delle Amazzoni, sempre pronte a dimostrare quello che
valiamo, ma ogni tanto sarebbe bene depositare l’ascia di guerra e sedersi
accanto ai problemi per poterli meglio capire e di conseguenza risolverli.
Didone è solo una delle tantissime donne della mitologia greca e latina che
hanno lasciato tutto per i proprio amati, anche se questo in quasi tutti i casi
non ha portato a nulla se non all’abbandono, ma di sicuro queste donne, possono
dire di avere amato perdutamente di avere dato tutto, e di aver conosciuto
veramente il significato della parola Amore. Oggi troppe volte questa parola è
scambiata, per quella che è la passione, l’attrazione fisica, che devono
esserci perché sono componenti base di una relazione, ma che devono essere
considerate esclusivamente un punto di partenza per arrivare a compiere un
progetto più ampio, quello della ricerca di un amore spirituale, che possa
congiungere anima e corpo.
Dovremmo sempre di più voltarci al passato per capire il presente e per
migliorare il futuro.
Purtroppo la mitologia oggi è diventata una stupida barzelletta, ma come
diceva il grande filosofo Platone, il mito ha la capacità di raccontare per
immagini, e quindi in modo più semplice, concetti e idee, che razionalmente
sarebbero difficili spiegare.

Michela Bambini