Cesa e Rotondi rilanciano lo scudo crociato

In occasione delle elezioni regionali di domenica prossima torna a far sentire la propria voce l’UDC, partito erede della Democrazia Cristiana, che riporta sulle schede elettorali lo scudo crociato che ha rappresentato per oltre mezzo secolo democrazia, libertà e prosperità.

Nell’occasione il leader Lorenzo Cesa e l’ex ministro Gianfranco Rotondi hanno inviato una lettera nella quale sottolineano:” Tra le novità di questa campagna elettorale si segnala senz’altro il ritorno dello scudo crociato sulle schede elettorali. Tra il 1943 ed il 1994 questo simbolo ha accompagnato la lunga stagione di responsabilità dei cattolici nella guida del paese. Non è il luogo nè il tempo per rievocare le complesse ragioni che hanno portato al superamento della Democrazia Cristiana. Nè questo ritorno corrisponde ad un pur rispettabile sentimento di nostalgia, oggi condiviso persino da molti cittadini che non votavano per la DC. Non è la nostalgia a spingere questo ritorno dello scudo crociato. Negli ultimi decenni i cattolici hanno accettato le sfide del tempo nuovo: il maggioritario, la fine dell’unità politica dei credenti, il tentativo di una trasversalità nei valori. Francamente è difficile tracciare un bilancio entusiasmante di questa lunga stagione della seconda repubblica: il sistema maggioritario non ci ha donato un virtuoso bipartitismo, ma due o tre coalizioni rissose composte da decine di partiti; nella prima repubblica le sigle presenti in parlamento erano meno di dieci, oggi si contano a decine i partiti proliferati nella seconda repubblica. E ancora: sistemi elettorali voluti dalle gerarchie di partito hanno scavato un solco tra cittadini ed elettori, vanificando le scelte di questi ultimi a favore di liste bloccate e sistemi autoritari di selezione della classe dirigente. Tutto ciò è l’esatto contrario del cattolicesimo politico, caratterizzato dalla centralità della persona e dal rapporto diretto tra eletto ed elettore. Da più parti è stata sollecitata una ripresa del cattolicesimo politico e noi siamo qui a dare un contributo in tal senso, persuasi che serve più una scuola che una corrente politica. A questo fine mettiamo a disposizione, con umiltà e sincerità, l’esperienza maturata in un lunghissimo tirocinio istituzionale, in un tempo che recupera il valore della esperienza dopo la delusione discesa dall’abbaglio populista dell’uno vale uno. Riproponiamo lo scudo crociato per farne la palestra di una nuova generazione di dirigenti politici, partendo dall’autonomia regionale. come ci consiglierebbe Sturzo. Questa nostra lista aggrega movimenti e partiti di ispirazione cristiana che si sono persi di vista nei decenni della infinita transizione, e oggi ritrovano un riferimento unitario. Abbiamo aggiunto al simbolo un motto: verde è popolare. E’ la nostra adesione al monito di Papa Francesco al laicato cattolico, per un rinnovato impegno sociale a difesa del creato, inteso come un tutt’uno di territorio e persona umana, natura e spiritualità. Il nostro programma per il Lazio rispecchia questa visione: al centro vogliamo mettere la persona umana con i suoi bisogni essenziali, a partire dalla sanità che sta mettendo ai margini chi non può permettersi una assicurazione, con tante persone indigenti che rinunciano a curarsi. Abbiamo i migliori medici e personale sanitario al mondo ma sono abbandonati a loro stessi. Va riorganizzato il servizio sanitario in armonia con il privato dove però c’è una forte azione di controllo del pubblico. E ancora vogliamo che i nostri giovani siano sostenuti con iniziative che permettano loro di scommettere sui propri talenti. E per farlo è necessario creare lavoro, l’unica forma che da dignità alla persona. Dobbiamo abbattere tutti quegli ostacoli che bloccano gli investimenti. E fanno fuggire via i capitali. Il Lazio ha notevoli potenzialità in termini di industria manifatturiera e di turismo. Ma sono ancora al palo troppe infrastrutture e questo non agevola chi deve investire. Poche promesse ma impegni concreti che possono cambiare in meglio la qualità di vita dei laziali”.

Parole quelle dei due leader democristiani che dovrebbero far riflettere: perchè una cosa è certa, oggi più che mai si sente la mancanza di quella classe politica di grande esperienza e competenza che per tanti anni ha governato ( e molto bene) questo paese prima di essere estromessa dal potere con un colpo di stato orchestrato da poteri occulti con la complicità di gente “disturbata mentalmente” (per usare le parole di un ex premier) allo scopo di favorire l’unico partito da loro risparmiato.