Carlo Emilio Gadda e la sua prosa

Chi si ricorda, alle superiori, quanto è stato ostico lo studio della breve parentesi trattata dai testi di letteratura del misterioso quanto fantomatico precursore del neorealismo italiano quale è stato Carlo Emilio Gadda? Direi certamente pochi, e altrettanto poche sono le pagine dedicate a questo signore che più di altri ha dedicato la sua vita alla saggistica, alla prosa e in minor parte ai versi. Come molti altri autori o personaggi di spicco, egli ha avuto maggior fama dopo la morte, poiché la sua indole chiusa e controversa ha fatto sì che scrivesse altrettanto complesso e articolato. Gadda attraverso il tema del groviglio, del pasticcio, e della incapacità di vivere in un contesto poco adatto alla sua persona (che quasi ci riporta a una concezione montaliana) riesce a espletare al meglio la sua personalità portando un poderoso contributo alla letteratura italiana e alla lingua coi suoi tipici nonchè originali intrecci linguistici e neologismi. Non a caso un personaggio del genere che scrive maggiormentee  tra gli anni ’20 e ’50 dello scorso secolo,  viene letteralmente bersagliato dalla critica dell’epoca, non ancora pronta all’impronta del “pastiche” linguistico, tantomeno ai temi trattati. Gadda criticamente parlando è un personaggio assai controverso, come la sua vita del resto, pieno di dissidi interiori sin da ragazzo, segnato dalla vita disordinata del padre finito in rovina sperperando il patrimonio di famiglia in una sontuosissima villa a Longone del Garda, e come se non bastasse marchiato profondamente dalla morte di questi, quando aveva appena 18 anni, evento che influenzò la scelta materna di indirizzare il figlio a seguire la più proficua facoltà di ingegneria piuttosto che gli studi letterari tanto amati dal giovane Carlo Emilio. Del resto Gadda pur laureato in ingegneria elettrotecnica rimane un ingegnere della lingua italiana, e grazie ai suoi artifizi linguistici, alle costruzioni sintattiche elaborate, alla lingua a volte cruda, ma sempre elegante, non a caso venne definita “barocca”, suscita nel lettore quella sensazione di caos incurabile e ci fa sentire partecipi ai drammi della vita, a scene di vita quotidiana a cui spesso non facciamo inverosimilmente attenzione. Egli stesso si sentiva incapace di vivere nella società di quel tempo, e la solitudine, com’egli stesso amava ripetere, rappresentava l’unico “farmaco” efficace a questo dolore. Alla fine degli anni ’50 sono già edite le maggiori opere gaddiane, quali Quer pasticciaccio brutto de via Merulana  e La cognizione del dolore tra i romanzi; Giornale di guerra e di prigionia, I viaggi, la morte, L’Adalgisa, la Madonna dei filosofi, e il castello di Udine  tra la saggistica. Ci pervengono anche racconti dell’autore, tra i più significativi sono da ricordare Novelle dal Ducato in fiamme e Racconto italiano di ignoto del Novecento. Se dunque ancora nella Cognizione del dolore la scrittura barocca è lo strumento di uno scavo interiore, sottilmente contornato da una pungente satira, tuttavia, l’autore è già capace, di trasformare lo strazio autobiografico nel realismo quotidiano del “Pasticciaccio”. Al caos insopportabile della vita quotidiana lo scrittore reagisce con la poetica del “pasticcio” e con un distaccamento totale dalla società, secondo lui permeata dal “male” e dall’”oscuro”. Gadda può esser passato come una persona scontrosa e difficile, come ben si può intendere dal quadro del suo carattere, e come ci ha raccontato Pietro Germi,  di un “Gadda” intrattabile alle prese col suo film tratto dal capolavoro gaddiano. Tuttavia c’è un’ altra figura, di un Gadda socialmente ingenuo, come scrisse Piero Citati nella prefazione di Quer pasticciaccio[…], un Carlo Emilio schietto, sincero, sempre alla ricerca del giusto, anzi del perfetto, una persona che sa essere anche affettuosa e premurosa nei  suoi confronti, e che, tuttavia, come abbiamo già detto, non adatta alla società in cui egli ha vissuto. Muore a Roma il 21 Maggio 1973, è sepolto al cimitero acattolico di campo Cestio, e di lui ci resta un bellissimo epitaffio: “Qui nel cuore antico e sempre vivo di sogni e d’utopie, Roma dà asilo alle spoglie di Carlo Emilio Gadda, geniale e studioso artista dalle forti passioni morali e civili, signore della prosa.”