Dopo oltre 5 anni di detenzione e tanti di più di persecuzione Julian Assange è tornato in libertà ed ha potuto riabbracciare la famiglia (compresi i figli piccoli).
Un evento che dovrebbe essere riconosciuto come positivo da tutti purtroppo ha evidenziato tante malignità da parte di coloro che, per diversi motivi, non hanno perso l’occasione per strumentalizzare la cosa attaccando Assange in modo più o meno esplicito.
I soliti servi di una certa parte degli USA lo hanno infatti attaccato ritenendo che, avendo egli ammesso alcune responsabilità, vada considerato alla stregua di un criminale: dimenticano (o vogliono dimenticare) che per quanto possano essere validi i principi nella vita di una persona ci sono anche gli affetti personali che non vanno sottovalutati.
Assange ha dovuto fare una scelta: fare il martire o pensare alla propria famiglia (ed ai propri figli che non hanno mai avuto l’occasione di avere un padre presente nella loro vita e che di certo non dovevano pagare per la vendetta degli USA contro di lui): ha scelto di poter vivere da uomo libero nel proprio paese e di essere marito e padre, una scelta che noi non possiamo che approvare e condividere, oltre che rispettare profondamente.
E questo lo dovrebbero fare anche alcuni dei supporter di Assange, evidentemente delusi da quello che potrebbe sembrare un tradimento: lo avrebbero preferito in carcere a vita o addirittura messo a morte pur di non cedere al ricatto degli USA? Comodo come ragionamento quando non si è direttamente coinvolti, ma non ci meravigliamo di chi vuole fare il f….o con il c..o degli altri.
Detto ciò noi riteniamo che quanto accaduto dovrebbe far riflettere su un certo modo di fare giustizia negli USA (e ancora di più in Italia) per il quale chi viene considerato colpevole lo è a prescindere senza possibilità di dimostrare il contrario e senza prove, con l’unica possibilità di confessare ciò che vogliono i giudici in cambio di sconti di pena: lo ribadiamo, siamo garantisti e riteniamo che nessuno dovrebbe essere sottoposto a limitazioni della libertà senza un regolare e giusto processo.
Claudio Marini