La convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia – strumento normativo internazionale di promozione e tutela dei diritti dell’infanzia – è il più completo ed importante strumento normativo internazionale di promozione e tutela dei diritti del bambino.
La difesa del minore comporta inevitabilmente una “protezione” anche dalla pressione pubblicitaria, in grado di plasmare valori e desideri in misura sensibilmente superiore a quella di un adulto. Per calibrare il messaggio all’obiettivo, milioni di piccoli consumatori vengono analizzati per età, sesso, inclinazioni, segmento di mercato e stratificazione sociale.
In passato un’indagine pubblicata sulla prestigiosa rivista “New England Journal of Medicine”, ha evidenziato la responsabilità del nuovo marketing nell’influenzare le scelte alimentari dei piccoli consumatori. Sembra che le aziende si rivolgano intenzionalmente a bambini e adolescenti ignari, stimolandoli a consumare junk food (cibi spazzatura), poveri di valore nutritivo, ma dall’elevata densità calorica. Le attuali strategie pubblicitarie mandano messaggi latenti finalizzati ad inficiare l’autorevolezza delle scelte alimentari dei genitori.
Nel corso delle ultime decadi si registra in tutto il mondo (particolarmente nei Paesi industrializzati) un allarmante incremento della prevalenza di obesità, con un esordio sempre più precoce. Tale pandemia non risparmia l’età evolutiva e rappresenta per l’OMS “l’emergenza sanitaria del terzo millennio”. Purtroppo, il nostro Paese registra, anch’esso, un alto tasso di obesità, a dispetto di una “favoleggiata” dieta mediterranea che viene seguita solo dagli adulti e non sempre.
Gli alimenti proposti dalla pubblicità rivolta all’età evolutiva, e le relative insidie, hanno un certo peso sulla carente cultura nutrizionale.
Un esempio è rappresentato dagli oli tropicali, derivati dalla palma e dal cocco. Questi oli di origine vegetale, al contrario degli altri oli vegetali, contengono una elevata concentrazione di grassi saturi (prerogativa dei grassi di origine animale) ed è sufficiente osservare che la percentuale di acidi grassi saturi dell’olio di cocco (87%) è quasi il doppio di quella presente nel burro (48%). Gli oli tropicali più utilizzati sono: l’olio di cocco, l’olio di palma e l’olio di palmisti.
Gli oli tropicali vengono utilizzati in maniera estensiva nell’industria alimentare e nella ristorazione. L’olio di palma in particolare viene utilizzato per la produzione di “innocenti” prodotti da forno quali fette biscottate, panetti croccanti, crackers, grissini, merendine, focaccine ed altro.
Ma l’insidia risiede nell’etichetta del prodotto finito: gli oli tropicali, infatti, sono indicati con il termine “oli vegetali” o “grassi vegetali”, al pari di oli di semi vari. Una dizione decisamente infida per l’interpretazione anche di un consumatore attento.
Livia Gelosi