Sono trascorsi oltre 60 anni dall’esplosione della letteratura latinoamericana, meglio conosciuta come “boom”, nome con cui la definì il giornalista cileno, Luis Harss. Si tratta di uno dei più importanti fenomeni letterari della seconda metà del XX secolo, in quanto ha permesso a tutto il mondo di conoscere la ricchezza e la varietà delle opere latinoamericane. Un’altra novità riguarda l’influenza che ha generato su autori lontani dal subcontinente. Le caratteristiche principali, grazie alle quali si è affermato questo genere letterario, sono: la ricchezza narrativa, il realismo magico e la trasformazione del “senso di dolore in festa”, la vitalità delle storie scritte in quel periodo e lo stile esotico. La data esatta del “boom” latinoamericano resta a noi sconosciuta, ma è possibile affermare che “La ciudad y los perros” dello scrittore peruviano, Mario Vargas Llosa, pubblicata nel 1963, è stata la prima opera dell’epoca. Infine, occorre menzionare altre opere celebri appartenenti a questo fenomeno letterario come: “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez, “Pedro Páramo” di Juan Rulfo, “Rayuela”di Julio Cortázar, “Juntacadáveres” di Juan Carlos Onetti, “La casa verde” di Mario Vargas Llosa; “La muerte de Artemio Cruz”di Carlos Fuentes; “El siglo de las luces” di Alejo Carpentier e “El señor presidente” di Miguel Ángel Asturias.
Mariella Andreina Roberto