Sono passati 40 anni da quel 17 giugno 1983 quando il popolare presentatore televisivo Enzo Tortora fu arrestato con l’accusa di associazione camorristica e traffico di droga.
Un’accura poi rivelatasi del tutto inventata da gentaccia che voleva vendicarsi del noto anchorman che non si era voluto piegare ai loro ricatti.
Nel frattempo però Enzo Tortora fu tenuto in prigione per sette mesi e ciò ne minò in modo irreparabile la salute, tanto che morì qualche anno dopo e nel frattempo la sua carriera televisiva fu stroncata.
Nessun provvedimento è stato preso contro i magistrati che, soltanto sulla base delle dichiarazioni di un presunto pentito, hanno imprigionato e torturato lo sfortunato presentatore.
A seguito anche del delirio giustizialista iniziato nel 1992 si sono moltiplicati casi simili a quello di Enzo Tortora: la politica è stata incapace di porre rimedio a tale deriva e l’unico che ha provato in tutti i modi a fermare questo massacro, Silvio Berlusconi, è stato ingiustamente perseguitato dai magistrati per 30 anni fino alla sua morte.
Appare chiaro come ci debbano essere 3 provvedimenti irrinunciabili e necessari per riformare in modo serio la giustizia:
- separazione delle carriere perchè è assurdo che oggi il magistrato giudicante stia a stretto contatto (per non usare termini più volgari) con la pubblica accusa
- Limitazione della custodia cautelare esclusivamente a casi di flagranza di reato perchè non è accettabile che un innocente (e lo sono tutti fino a prova contraria) faccia anche un solo giorno di carcere
- responsabilità civile e penale per i giudici che sbagliano perchè non devono esserci cittadini che godono di una immunità di fatto
Ci sarebbe tanto altro da aggiungere ma oggi ricordiamo con affetto il sacrificio di Enzo Tortora, sperando che non rimanga vano: allora il primo a credere in lui, offrendogli anche una candidatura al Parlamento Europeo, fu Marco Pannella e di gente come lui oggi ce ne sarebbe davvero bisogno.