Il 1922 accomuna due grandi personaggi dello spettacolo che ebbero occasione, prima di ottenere grandi successi da soli, di formare una grande coppia comica: stiamo parlando di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello.
I due lavorarono insieme in Rai dal 1954 al 1960: a consacrare la coppia sul piccolo schermo fu il varietà Un due tre; la comicità più popolaresca e sanguigna di Ugo e quella più raffinata e “inglese” di Raimondo si compenetravano a vicenda con ottimi risultati comici.
Un due tre praticamente fu il primo esempio di satira televisiva, che non evitò di toccare Presidenti della Repubblica e del Consiglio. Per un’epoca nella quale la censura televisiva discendeva dalla stessa impostazione data alla rete unica della RAI, ciò si prestava inevitabilmente a qualche guaio censorio, che sarebbe evoluto verso la chiusura stessa del programma. Questa avvenne il 25 giugno del 1959 quando il duo Tognazzi-Vianello decise di mettere in burletta un incidente occorso la sera prima alla Scala e rigorosamente taciuto dai principali mezzi di stampa: il Capo dello Stato italiano (Giovanni Gronchi), a causa del tentativo di un gesto galante con una signora, cadde a terra per la sottrazione della sedia accanto al presidente della Repubblica Francese De Gaulle. Il duo ripeté la scena in televisione: Vianello tolse la sedia a Tognazzi che cadde a terra e Vianello gli gridò: “Chi ti credi di essere?”. La sera stessa Ettore Bernabei cancellò la trasmissione dalla programmazione televisiva e il direttore della sede di Milano venne cacciato.
Ugo Tognazzi, a causa della professione del padre, ispettore di una società di assicurazioni, visse gli anni dell’infanzia in varie città per tornare poi, nel 1936, nella natìa Cremona dove, quattordicenne, trovò lavoro come operaio nel salumificio Negroni. Nel tempo libero, recitava in una filodrammatica del dopolavoro aziendale. Il suo debutto teatrale, però, era avvenuto al teatro Donizetti di Bergamo, quando aveva soli quattro anni.
Durante la seconda guerra mondiale fu chiamato alle armi e si dedicò con impegno a organizzare spettacoli di varietà per i commilitoni. Dopo l’armistizio dell’8 settembre ritornò a Cremona dove lavorò come archivista e fu per un breve periodo nelle Brigate Nere. La passione per lo spettacolo, nel 1945, lo indusse ad abbandonare il lavoro e trasferirsi a Milano. Qui partecipò a una serata per dilettanti tenuta al Teatro Puccini a seguito della quale venne scritturato dalla compagnia teatrale di Wanda Osiris.
Nel 1950 esordì al cinema con un film diretto da Mario Mattòli, I cadetti di Guascogna, al fianco di Walter Chiari. L’anno seguente conobbe Raimondo Vianello con cui formò una coppia comica di grande successo che dal 1954 al 1960 lavorò per la neonata Rai Tv. A consacrare la coppia sul piccolo schermo fu il varietà Un due tre; la comicità più popolaresca e sanguigna di Ugo e quella più raffinata e “inglese” di Raimondo si compenetravano a vicenda con ottimi risultati comici.
Dopo numerose farse cinematografiche e televisive, Tognazzi negli anni sessanta passò alla commedia all’italiana, dando un apporto molto personale al genere: al suo interno infatti giocò magistralmente la carta delle sue radici equidistanti tra l’operosa Milano e la godereccia Bassa Padana tra Cremona, Piacenza e Modena, interpretando personaggi emiliani, e più specificamente parmigiani, in modo assolutamente convincente, agli ordini prima di Alberto Bevilacqua (La Califfa, 1971; Questa specie d’amore, 1972) e poi di Bernardo Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo, 1981: splendido piccolo misconosciuto film schiacciato tra le megaproduzioni verso cui Bertolucci si andava ormai orientando in quegli anni, che però valse a Tognazzi la Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior attore protagonista).
Attaccatissimo alla sua terra e alla sua città – non era infrequente trovarlo allo stadio Zini a tifare per la Cremonese del suo amico e primo compagno di palcoscenico Domenico Luzzara, il presidente – Ugo ritagliava spesso per i suoi personaggi battute in dialetto cremonese. Leggendarie sono quelle, numerose, contenute nel film La marcia su Roma (1962) di Dino Risi. Nella pellicola che lo lanciò nel cinema satirico, Il federale (1961) di Luciano Salce, il suo personaggio è nato ad Azzanello, piccolo paese in provincia di Cremona.
Proprio parallelamente a quelle esperienze di cinema d’autore, peraltro, il sibarita e trasgressivo Ugo si impegnò nelle trilogie di Amici miei (1975, 1982, 1985) e Il vizietto (1978, 1980, 1985), che ebbero grande successo di pubblico. Si è autodiretto al cinema più volte (Il mantenuto, 1961; Il fischio al naso, 1966; Sissignore, 1968; Cattivi pensieri, 1976; I viaggiatori della sera, 1979) e nel 1970 anche nella serie televisiva FBI – Francesco Bertolazzi investigatore.
Oltre che la goliardia, di Ugo Tognazzi celebri sono state le sue passioni per le donne e per gli eleganti corteggiamenti, tipici del suo carattere. Nel 1955 s’innamora di una ballerina della sua rivista, tale irlandese Pat O’Hara, e dalla quale ebbe Ricky Tognazzi, divenuto a sua volta attore e regista. Con Pat non si sposa, e la storia dura fino a circa il 1961.
Nel 1961 conosce Margarete Robsahm, attrice norvegese con cui lavora ne Il mantenuto, che sposa nel 1963, e l’anno seguente nasce Thomas, che ora si divide tra produzione e regia. Con Margarete Ugo vive tre anni, di cui uno tra l’Italia e la Norvegia.
Dopo averla già conosciuta e corteggiata invano qualche anno prima, nel 1965 Ugo ritrova colei che alla fine diventerà la donna della sua vita, Franca Bettoja. È anche lei attrice, bella e raffinata. Ma è soprattutto donna intelligente e generosa, che non solo sa rimanergli accanto fino alla fine, ma sa anche tenere assieme una strana, allargata famiglia, rinunciando a inseguire il proprio successo professionale. Ugo sposa Franca nel 1972, a Velletri, dove i due misero su una bellissima e accogliente grande casa comune.
Dalla loro relazione nascono due figli: Gianmarco Tognazzi nel 1967, anche lui attore affermato, e Maria Sole Tognazzi nel 1971, regista.
Raimondo Vianello era il quarto figlio di Guido Vianello, di una famiglia veneta con tradizioni marinare originaria di Pellestrina, e di Virginia dei marchesi Accorretti, di antica famiglia maceratese. Nato a Roma, trascorse la giovinezza a Pola, dove si era trasferito il padre, ammiraglio della Regia Marina preposto al comando della famosa accademia navale già austro-ungarica, e poi, durante la Seconda guerra mondiale, in Dalmazia, sempre per motivi di servizio del padre. Successivamente Raimondo si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ove conseguì la laurea senza peraltro mai esercitare alcuna professione forense. A seguito della sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana come sottufficiale dei bersaglieri, nel 1945 venne detenuto dagli Alleati nel campo di Coltano assieme ad altri personaggi famosi (gli attori Dario Fo, Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi, l’olimpionico di marcia Giuseppe Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce e il politico Mirko Tremaglia).
Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, insieme al fratello Roberto, fu atleta e dirigente del Centro Nazionale Sportivo Fiamma, ma aveva anche la passione per il calcio giocato: venne cercato infatti anche dal Palermo, che nel 1946 militava in Serie B e che gli avrebbe offerto 30.000 lire al mese, ma egli rifiutò l’offerta poiché aveva altre ambizioni. Si limitò quindi a giocare in Terza Categoria nella SaMo, squadra di cui era Presidente che portava le iniziali della sua futura moglie, Sandra Mondaini.
Partecipò alla rivista Cantachiaro n°2 di Garinei e Giovannini, in cui ebbe grande successo: negli anni cinquanta dopo il teatro di rivista, passò al cinema, come caratterista, e al teatro. Partecipò allo spettacolo del sabato sera Il tappabuchi, in qualità – secondo l’ironica definizione dei titoli di testa del programma – di “aiuto presentatore” di Corrado.
Il 28 maggio 1962 si sposò con Sandra Mondaini, figlia del pittore Giacinto “Giaci” Mondaini, conosciuta sul set nel 1958, con la quale ha lavorato in coppia per quasi cinquant’anni. Negli anni settanta hanno partecipato a diversi varietà trasmessi dalla RAI, come Sai che ti dico?, Tante scuse, Di nuovo tante scuse, Noi… no!, Io e la Befana, per poi proseguire fino all’inizio degli anni ottanta con il quiz Sette e mezzo e Stasera niente di nuovo, prima di passare alle reti Fininvest con la moglie.
Su Canale 5 la coppia ha condotto i varietà Attenti a noi due, Attenti a noi due 2 e Sandra e Raimondo Show, ed ha interpreto la sit-com Casa Vianello (1988–2007) (con la partecipazione dell’attrice Giorgia Trasselli nel ruolo della Tata). Tra il 1996 e il 1997 la serie si trasferì in campagna, con cinque film per la tv intitolati Cascina Vianello (a cui partecipò anche Paola Barale) e altri cinque intitolati I misteri di Cascina Vianello: in questi ultimi la coppia si cimentava in una insolita attività di investigazione per scoprire gli autori di delitti o furti, sempre in chiave umoristica. Nel 2004 la coppia ha realizzato la sua ultima trasmissione televisiva, Sandra e Raimondo Supershow, andata in onda nel preserale della domenica durante tutta l’estate, dove hanno ripercorso la loro carriera artistica tramite la presentazione di numerosi filmati di repertorio a un gruppo di ragazzi. Con la fiction Crociera Vianello (2008) la coppia ha dato l’addio alle scene, anche se Vianello si è ironicamente dichiarato disponibile a essere ospitato, specie in trasmissioni sportive, come «ospite un po’ dormiente».
Da solo, sempre su Canale 5 ha presentato i quiz Zig zag (1983–1986) e Il gioco dei 9 (1988–1990), mentre su Italia 1 la trasmissione sportiva Pressing (1991–1999). Dal 2000 al 2006 è stato ospite e opinionista della trasmissione sportiva Pressing Champions League, condotta da Massimo De Luca.
Divenuto ormai un’icona del “buon presentatore”, per la capacità di trasmettere un’atmosfera cordiale, Vianello fu poi chiamato di nuovo in RAI a presentare il Festival di Sanremo 1998: la sua conduzione venne generalmente considerata elegante e distaccata
Ilaria Pisciottani