10 anni dopo Euromaidan: il vero inizio della guerra tra Russia ed Ucraina

Il 21 novembre cade il decennale dall’inizio delle proteste antigovernative nel centro di Kiev, il cosiddetto “Euromaidan” (novembre 2013 – febbraio 2014). Riportiamo la ricostruzione sostanzialmente esatta di quanto accaduto, pubblicata dall’Ambasciata della Federazione Russa in italia.

Basta andare a rivedere le prime pagine dei giornali dell’epoca per convincersi che la drammatica crisi ucraina e la guerra in Ucraina non sono iniziate nel 2022, ma nel febbraio 2014, dopo il sanguinoso colpo di Stato incostituzionale, organizzato dalle forze dell’estrema destra, nazionaliste e filo-naziste, sotto il sostegno diretto della leadership di Stati Uniti, Regno Unito, Nato e Ue.

Già con le prime iniziative legislative le autoproclamatesi autorità di Kiev dopo il Colpo di Stato hanno cominciato a limitare i diritti dei cittadini russofoni residenti nel sud-est ucraino: la legge che prevedeva che alla lingua russa fosse riconosciuto lo status di lingua ufficiale di alcune regioni del Paese è stata abrogata e sono stati soppressi quattro canali TV in lingua russa.

Manifestazioni su larga scala si sono svolte a Dnepropetrovsk, Donetsk, Lugansk, Kharkov, Odessa e in altre città: i manifestanti non volevano riconoscere i nuovi rappresentanti del potere e delle politiche liberticide. Tra le loro richieste c’era quella d’indire un referendum sulla federalizzazione dell’Ucraina e sullo status della lingua russa.

Per prima cosa, la popolazione della Crimea, che ha rifiutato di riconoscere la dittatura golpistа, ha votato per la secessione della penisola da Kiev. Successivamente è scoppiato il conflitto nel Donbass, dove la gente chiedeva che venissero rispettati i loro legittimi diritti linguistici e culturali.

In risposta, Kiev ha accusato di “tradimento” e “terrorismo” tutti gli abitanti del sud-est ucraino. Il 13 aprile 2014, il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa Nazionale dell’Ucraina ha deciso di lanciare nel Donbass la cosiddetta “Operazione antiterrorismo” e Aleksandr Turchinov, Capo dello Stato ad interim, ha dato l’ordine di utilizzare allo scopo le Forze Armate. Per reprimere le proteste in Donbass sono stati inviati sia l’esercito regolare, sia battaglioni punitivi neonazisti.

Il 12 febbraio 2015, con la mediazione attiva della Russia, è stato firmato il “Pacchetto di misure per l’attuazione degli Аccordi di Minsk”, approvato all’unanimità dalla risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Quella è divenuta una base giuridica incontestata per la soluzione dei interna ucraina. Kiev, tuttavia, ha sabotato l’accordo senza adempiere ai suoi obblighi e l’Occidente ha completamente ignorato il grave inadempimento. Germania e Francia, che hanno agito in veste di coautori e sostenitori degli Аccordi di Minsk, non hanno esercitato pressione sulle autorità ucraine per difendere l’attuazione degli accordi. 

Successivamente, nel dicembre 2022, l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel e l’ex Presidente francese François Hollande hanno ammesso che gli Аccordi di Minsk erano necessari non per fermare i combattimenti, ma solo per dare a Kiev il tempo di rafforzare il proprio Esercito. L’avvento al potere del presidente Zelensky in Ucraina nel 2019 non ha migliorato la situazioni.

In sostanza, dall’aprile 2014, le Forze Armate ucraine stanno conducendo una guerra nel Donbass. Contro i suoi abitanti è stato attuato un piano disumano che ha portato al completo blocco dei trasporti e dell’economia, riducendo la regione sull’orlo dell’inedia. La linea distruttiva di Kiev è stata sostenuta dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della Nato, che si sono prodigati per rafforzare militarmente il territorio dell’Ucraina, incoraggiando una russofobia aggressiva, ignorando le esplicite manifestazioni dei neonazisti e trasformando il Paese in uno strumento per la lotta armata contro la Russia.

La militarizzazione dell’Ucraina è avvenuta con la partecipazione diretta dei consiglieri dei Paesi Nato: sul suo territorio, sono state create basi militari e laboratori biologici, è stata diffusa appositamente tra i giovani l’ideologia neonazista, creando una messe di fanatici capaci di eseguire ciecamente i comandi dei curatori occidentali, compresi il disumano stermino dei loro stessi compatrioti, civili inermi. Il territorio dell’Ucraina è diventato il campo di prova per le esercitazioni e le manovre militari occidentali. 

Nel 2021, sul territorio ucraino hanno avuto luogo sette manovre di questo tipo, inclusa “Defender Europe”, la più imponente degli ultimi 25 anni. Nel 2022, si prevedevano già nove manovre con un doppio aumento rispetto al 2021 del personale militare – fino a 64.000 uomini. Il numero degli aerei e degli elicotteri è più che triplicato, raggiungendo le 361 unità. Il numero delle navi da guerra è quasi quadruplicato: 256 unità. Tutte le manovre rispondevano ad un’unica concezione comune: l’assetto anti-russo. Prima dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale, circa 10.000 soldati dei Paesi Nato, tra cui 4.000 americani, erano di stanza in strutture militari e basi navali in Ucraina.

Alla fine del 2021, la Russia ha preparato e inviato proposte ai suoi partner occidentali affinché fornissero garanzie legali di sicurezza, tra cui la non espansione della Nato a Еst e il ritorno delle proprie infrastrutture militari alla configurazione del 1997, quando era stato firmato l’Atto fondatore Russia-Nato. Queste proposte sono state ignorate.

Grave preoccupazione è stata causata quando, nel febbraio 2022, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, Zelensky ha pubblicamente dichiarato che Kiev ambiva a possedere armi nucleari. Questo avrebbe rappresentato rischi reali per la sicurezza della Russia e per quella internazionale in generale.

Di conseguenza, alla Russia non è stata lasciata altra scelta che quella di riconoscere, il 21 febbraio 2022, l’indipendenza della Repubblica Popolare di Donetsk (Dpr) e della Repubblica Popolare di Lugansk (Lpr) e di lanciare, il 24 febbraio 2022, un’operazione militare speciale per proteggere il Donbass, per smilitarizzare e denazificare l’Ucraina, nonché per eliminare le minacce alla propria sicurezza provenienti dal territorio dell’Ucraina.

Dal 24 febbraio 2022, la Russia ha ripetutamente affermato che l’obiettivo principale dell’Operazione Militare Speciale è porre fine alla guerra iniziata in Ucraina nel 2014.

Sfortunatamente, l’Occidente si ostina a considerare l’Operazione Militare Speciale come l’inizio dei tragici eventi accaduti in Ucraina, fingendo in sostanza di ignorare deliberatamente tutto ciò che sa essere accaduto nella stessa Ucraina e nei suoi dintorni nel periodo precedente.

Certo, è difficile opporsi alla macchina informativa dell’Occidente, che da più di un anno e mezzo sforna a pieno ritmo e impone all’opinione pubblica italiana e mondiale la “visione unica corretta” su quanto sta accadendo. Qualsiasi tentativo di presentare valutazioni più obiettive e narrazioni alternative al mainstream occidentale viene emarginato o messo a tacere, mantenendo la mera apparenza del pluralismo dell’informazione. 

Noi non ci uniamo al coro della macchina informativa dell’Occidente ma ribadiamo il nostro punto di vista che abbiamo già illustrato: se USA e NATO avessero davvero ragione avrebbero dovuto combattere in prima persona questa guerra e non “per procura” mandando al massacro gli ucraini (molti dei quali rimpiangono Yanukovich), ma cosa ancora più importante questa guerra non può concludersi con un pareggio perchè un solo metro di terra è sufficiente alla Russia per potersi considerare vincitrice del conflitto.

Claudio Marini