10 anni dalla scomparsa di Eric Hobsbawm, l’autore de ‘Il Secolo breve’

Sono passati 10 anni dalla scomparsa di Eric John Ernest Hobsbawm. Lo storico britannico si era spento all’età di 95 anni in un ospedale di Londra.

Nato ad Alessandria d’Egitto nel 1917, in una famiglia ebraica, ha vissuto da protagonista, spettatore e studioso le vicende del XX secolo, di cui ha riportato un’analisi approfondita nei suoi libri, saggi e interventi sull’argomento. Cresciuto tra Vienna e Berlino, rimane orfano di entrambi i genitori appena adolescente. Si trasferisce a Londra con gli zii e trascorre gli anni universitari a Cambridge, dove frequenta il King’s College, entrando in contatto con la realtà studentesca del luogo e inserendosi appieno nella vita accademica.

Reclutato nel genio militare britannico durante la seconda guerra mondiale, Hobsbawm si dedica in seguito anche all’insegnamento. Dalla fine degli anni Quaranta tiene un ciclo di conferenze al Birkbeck College della Capitale inglese, dove lavorerà ancora un decennio più tardi in qualità di professore e poi presidente.

Tendenzialmente cosmopolita per vicissitudini personali e incarichi lavorativi, Hobsbawm ottiene assegnazioni provvisorie e definitive, passando per Stanford e Manhattan, e guadagnando un posto all’interno della British Academy (istituita nel 1902).

Storico marxista, ha scritto molte opere, tra cui ‘Il Secolo breve 1914 – 1991’, pubblicato per la prima volta nel 1994 (New York: Pantheon Books, Random House) e in Italia a partire dal 1995. Ma perché ‘Secolo breve’? Il Novecento è stato attraversato da due guerre mondiali, e numerosi e di diversa entità sono stati i conflitti e i traumi che hanno sconvolto l’umanità, privandola delle più ovvie certezze. Malgrado ciò, notevoli e innovative sono state le scoperte tecnologiche, le conquiste, le rivoluzioni sociali che hanno preso forma in quello stesso periodo e che erano chiamate a dettare nuove tendenze, abitudini e stili di vita. Nel saggio di Hobsbawm i confini temporali del secolo sono fissati al 1914 (anno dello scoppio della prima guerra mondiale) e al 1991 (anno della fine dell’Unione Sovietica). All’interno di queste due date-simbolo, lo storico isola tre blocchi, il primo dei quali va dal 1914 al 1945 (Età della catastrofe, in cui entrambe le guerre mettono a dura prova la vita degli uomini, seminando morti e causando ripercussioni di vasta portata). Seguono poi i periodi 1946-1973 (Età dell’oro, in cui si registrano migliori condizioni di vita e il boom economico) e 1973-1991 (la Frana). All’interno di quest’ultima fase storica, rientra il 1989, con la caduta del muro di Berlino (che sanciva l’abolizione del divieto di circolazione tra Berlino Ovest e Berlino Est), e la fine della Guerra Fredda in seguito allo scioglimento dell’URSS. A scapito delle apparenze, la trattazione non termina raccontando la conclusione di eventi ed esperimenti e presentando, in tal modo, una prospettiva delimitata di questo ‘secolo breve’, tutt’altro. Il testo si affaccia su un orizzonte che si può solo ipotizzare, ma comunque intravedere, perché la storia non si ferma mai e a ogni causa segue un effetto.

Sua la firma su molti altri libri, tra cui gli ‘Studi di storia del movimento operaio’ (1972), ‘Rivoluzione industriale e rivolta nelle campagne’ (1973), ‘L’Età degli imperi. 1875-1914’ (1987), ‘Anni interessanti. Autobiografia di uno storico (2002), ‘Come cambiare il mondo. Perché riscoprire l’eredità del marxismo’ (2011).

Micaela De Filippo